domenica 11 marzo 2012

EPISTOLARIO PROSSIMO


Partirò da lontano.
Nella rincorsa scalderò  muscoli e cuore,  fendendo l’aria fredda di gennaio col fiato corto e vaporoso che il sole renderà arcobaleno ai tuoi occhi.
Con lame d’acciaio ai piedi e coraggio incosciente nella testa mi lancerò sul lago ghiacciato della tua indifferenza ed inizierò la danza.
Senza musica, col sottofondo storto di un dolce canto di uccelli, o col fremito secco d’un respiro di vento che accarezza i rami, danzerò per te la mia canzone.
Senza pubblico, né giudici; e nessun tempo scaltro a mordermi la corsa.
Col ritmo solo imposto dai miei passi a destar tensione o creare incanto.
Il crepitar metallico dei pattini alternato allo scivolio rugoso che incide il ghiaccio, ne segna la lastra con traiettorie piene, i gesti rotondi disegnati in bianco, poi intrecciati a formar ghirlande e curve.
Ed io a immaginare te che dall’alto osservi, levata per un momento dal tuo gelo e dal mio orizzonte, e sorridere sorpresa ad ogni giravolta.
Poi tornerò; lento, di spalle, scivolando all’indietro come fossi in un tuo abbraccio.
A capo chino sperando che per magia quel ghiaccio potesse diventare cielo alto in cui volare insieme per iperboli infinite; coi miei pattini trasformati in ali ed il tuo ventre capannuvola tiepida dove riposare.
O se invece quel lago fosse solo una semplice pozza nella quale inevitabilmente annegare quando scioglie il gelo a primavera.

*****

Chi sei tu
che danzando m’accompagni a sera ?
Chi vuoi essere,
o chi vuoi ch’io sia?
Mi deliziano lo sguardo i tuoi volteggi,
e plastico d’aria ogni momento resta
nella sua simmetria al mio sognare.
Non ghiaccio, non freddo,
ma timore;
è storia antica questa da scoprire,
è cruccio e silenzio  
turbato con voce bassa
e parodia d’amore.
Ch’è solo donna il mio mistero,
ma è tanto
e difficile a svelare.
Ti prego ascolta,
serba il volo più acuto
per altri tempi che saranno;
quando e se.
E nel frattempo ruota, e vibra
e gira per me le piroette tue rotonde,
che meno lungo risulti il nostro inverno,
e tu nel ballo riesca alfine
a spezzare questo ghiaccio
e trasformarlo in onda da solcare,
senza affondare oltre che d’un graffio alla mia mano,
alzata ad abbracciarti mentre danzi su quest’oceano
come fossi vento.

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