domenica 2 settembre 2012

DICIOTTO ANNI





S’implorava un dio benevolo
che fosse scaltro ai nostri bisogni
e fedele al suo sacrificio,
chiedendo troppo
senza averne merito
con l’anima impressa
su carta da imballo
e già il pensiero alla corsa
che avremmo sudato domani.

Era quello un nascere oscuro
perduto lo sguardo nel mare
ma salda la gamba sul molo
con la paura di affrontare
quell’acqua infinita
così vicina
da potersene perfino dissetare

Ricordo allora d’aver detto “mai”
o più probabilmente era “forse”.
Ma i profeti
hanno volti diversi dal mio
che da questo sonno specchiato
rinnovo artifici
senza cambiare mai prospettiva



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